Dizionario Femminista 

Generata con Bing AI con tecnologia DALL·E 3 Le parole nuove entrano nelle nostre vite di continuo. Alcune non sopravvivono a lungo, sono solo la moda del momento. Altre permangono. Quello che conta è la loro funzione: comunicare. Anche far riflettere.  Il linguaggio definisce e nel farlo esclude qualcosa o qualcuno. Le parole definiscono il modo di comunicare, di far sentire gli altri e dicono molto su chi parla a chi ascolta.  a cura di Federica De Felici   8 marzo /ˈɔt.to ˈmar.t͡so/ L’8 marzo si celebra la Giornata internazionale dei diritti della donna, una data che ricorda le lotte e le conquiste delle donne per i loro diritti politici, sociali ed economici e la denuncia delle violenze e delle discriminazioni da esse subite. Istituita dalla Nazioni Unite nel 1975, la ricorrenza ha lo scopo di ribadire l’importanza del raggiungimento dei diritti e dell’emancipazione delle donne. Oggi viene celebrata in oltre 100 paesi. Non è la festa della donna Nella cultura popolare l’8 marzo è la festa della donna. Per anni si è assistito alla dinamica del permesso consentito, ovvero un giorno bonus che autorizzava a comportarsi talvolta come un certo tipo di uomo. Tra mimose e serate a tema c’è (e c’è ancora!) la tossicità che alimenta stereotipi e pregiudizi sulle differenze di genere, il ruolo della donna nella società, e chi più ne ha più ne metta. Spoiler: non c’è niente da festeggiare! Le origini e falsi miti È ricorrente il falso mito che la Giornata dei diritti della donna nasca da un incendio. La storia di questa giornata è legata a diversi eventi storici significativi, tutti volti al riconoscimento dei diritti delle donne eche hanno avuto luogo all’inizio del XX secolo, tra cui: Il VII Congresso della II Internazionale socialista nel 1907, dove si discusse della questione femminile e del voto alle donne. La conferenza “Woman’s Day” di Chicago nel 1908, organizzata da Corinne Brown che puntava a sfruttamento lavorativo e diritto di voto. Lo sciopero delle operaie delle industrie tessili a New York nel 1908 per denunciare le condizioni di lavoro. La conferenza Internazionale delle donne tenuta a Copenaghen nel 1910 per il riconoscimento del diritto di voto. L’incendio della fabbrica Triangle che causò la morte di 123 donne e 23 uomini. L’incidente diede il via a nuove leggi sulla sicurezza sul lavoro e aumentò le adesioni a uno dei più importanti sindacati degli States, l’International Ladies’ Garmen Workers Union.  Questi sono solo alcuni degli esempi di eventi storici realmente accaduti e che hanno dato le origini a quella che oggi è laa Giornata Interazionale dei diritti della donna, ben lontana quindi da festeggiamenti e molto vicina alle lotte e alle conquiste che ancora oggi le donne portano avanti. Le principali lotte di oggi Le principali lotte delle donne oggi si concentrano su vari aspetti sociali, economici e politici. Tra queste, le più rilevanti includono: uguaglianza sul lavoro diritti riproduttivi work-life balance Ageismo di genere /aˈdʒɛizmo di ˈdʒɛnere/ Ageismo è un adattamento dall’inglese ageism, che a sua volta deriva da age (età). Con questo neologismo ci si riferisce a una forma di pregiudizio legata all’età, all’invecchiamento. Ageismo di genere esprime l’intersezionalità tra due discriminazioni: la svalorizzazione che consegue all’avanzare degli anni e l’essere donna. Una combinazione di stereotipi e pregiudizi che limitano le opportunità di chi appartiene a entrambe le categorie. Cosa cambia nell’invecchiamento tra uomo e donna? Nulla! È solo questione di percezione e bias. Avete mai sentito l’espressione “Le donne invecchiano peggio degli uomini?” Molti studi biologici asseriscono il contrario, eppure è credenza comune che se la donna invecchia, l’uomo diventa più affascinante. Dunque, a tutti i pregiudizi a cui una donna deve far fronte, nel corso del tempo, si aggiungono anche quelli legati all’invecchiamento. Come tutte le discriminazioni, anche l’ageismo di genere ha delle conseguenze negative in chi le subisce (redditi più bassi, alto rischio povertà, educazione e istruzione, isolamento sociale, problemi legati alla salute, ecc). Contrastare lo stereotipo legato all’ageismo di genere Superare i pregiudizi dell’ageismo di genere è possibile. È sempre necessario lavorare sulla cultura e sull’educazione delle persone, a tutti i livelli e in tutti gli ambiti. Anche nelle aziende. Per esempio, all’ageismo spesso è dedicato un vero filone delle pratiche di Diversity, Equity & Inclusion con lo scopo di aiutare risorse senior e junior a coesistere nello stesso ambiente, per lavorare fianco a fianco superando rispettivi pregiudizi. Senza questi piani attivi e senza una solidarietà intergenerazionale, il rischio nei turn over è di perdere prezioso know-how da un lato e giovani talenti dall’altro Ally /’ælai/ Ally è il prestito dalla lingua inglese della traduzione in italiano di alleatə. Nell’uso più comune definisce una persona che si schiera a favore di un gruppo o di una causa, anche se non fa parte direttamente di quel gruppo: donne, comunità LGBTQ+, ambito disability o racial. Questo termine è spesso utilizzato in contesti di attivismo e lotta per i diritti civili. Non sono una donna, posso essere alleatə delle donne?  Sì! Le persone alleate giocano un ruolo cruciale nel colmare il divario di genere. Sono persone che, pur non appartenendo direttamente al gruppo, si impegnano attivamente a favore dell’uguaglianza di genere e e per la parità di genere. Ad esempio, nel mondo del lavoro le persone alleate possono essere anche responsabili di struttura, manager che promuovono la parità salariale o scelgono le donne per le posizioni apicali. Bias /ˈbaɪəs/ Bias significa pregiudizio. Prendiamo il termine in prestito dall’inglese e lo usiamo in italiano sia per il singolare che il plurale: “a strong feeling in favour of or against one group of people, or one side in an argument, often not based on fair judgement” (Oxford Leaner’s Dicfionary). Si tratta di preconcetti, ovvero di idee concepite sulla base di opinioni superficiali, il che può portare ad assumere atteggiamenti discriminatori verso qualcosa o qualcuno. In questo senso, i bias possono essere pericolosi perché hanno una enorme influenza sulle nostre credenze e dunque sui comportamenti, generando un impatto negativo nei posti dove ci troviamo (la casa,

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