Il gender gap, un divario che ci accompagna anche nella pensione

Il gender gap nasce con noi, quando ancora non sappiamo che esista. Se è vero che dell’infanzia e dell’adolescenza le cose sono molto migliorate negli anni più recenti, è anche vero che c’è ancora da fare in termini di consapevolezza e di superamento dei bias di genere. Quando poi noi donne finalmente ci sentiamo adulte ed emancipate e ci affacciamo al mondo del lavoro, come è noto, arrivano le dolenti note. Se poi abbiamo anche il desiderio di diventare madri, allora la faccenda si complica ulteriormente.

Ma vediamo a che punto siamo e cosa ci dicono alcune fonti recenti.

Il Global Gender Gap Index analizza l’evoluzione dei divari di genere tra quattro dimensioni chiave (partecipazione economica e opportunità, risultati scolastici, salute e sopravvivenza, ed emancipazione politica) e segue i progressi verso la chiusura di questi divari nel tempo.

La sedicesima edizione del Global Gender Gap Report 2022, l’ultima disponibile, indica purtroppo che il divario di genere non sta migliorando. Secondo il Report ci vorranno altri 132 anni per colmare il divario di genere globale. Con l’aggravarsi delle crisi, i risultati della forza lavoro femminile ne risentono e il rischio di un regresso della parità di genere globale si intensifica ulteriormente.

Questa la classifica dei primi 10 Paesi al mondo rispetto alla chiusura del gender gap:

E l’Italia? Siamo ancora al 63° posto sui 146 Paesi monitorati e il confronto con alcuni Paesi europei mette ancora più in evidenza il nostro ritardo: infatti Spagna e Francia risultano rispettivamente 17esima e 15esima, mentre la Germania occupa addirittura la decima posizione a livello mondiale.

Questa situazione si lega anche molto alla questione “maternità”. Da noi è ancora la mamma a sostenere il peso maggiore dell’essere genitori, ce lo dicono i numeri di abbandono del lavoro dopo un figlio (nel 2021 solo 14.774 padri hanno lasciato il lavoro contro le 37.662 mamme (fonte INL). E ancora sono l’80% delle mamme che usano il congedo parentale e solo il 20% i papà. Ma il dato forse più allarmante è quello relativo al salario. Se già, come è noto, le donne guadagnano meno degli uomini a parità di ruolo, le donne madri guadagnano ancora meno delle loro colleghe senza figli incorrendo nel cosiddetto motherhood penalty. Insomma, oltre il danno la beffa: mi do da fare, inseguo i miei obiettivi, conciliando con difficoltà gli impegni familiari che questa società mi addossa ancora in larga parte, e cosa ottengo? Uno stipendio ancora più basso!

Ma la corsa contro il divario di genere non finisce qui perché tutto ciò si ripercuote inevitabilmente quando andiamo in pensione. Eh sì, dopo anni di lavoro e spesso di sacrifici, ancora una volta le donne sono penalizzate. Proprio in questi giorni sono usciti i dati dell’Osservatorio INPS relativi alle pensioni ed è arrivata la conferma del divario dell’assegno di pensione tra uomini e donne, un divario forse ancora più marcato e definitivo di quello del mondo del lavoro dove a volte si può sperare in un miglioramento lungo il corso della carriera o in correttivi ad personam.

I dati dell’Osservatorio ci dicono che gli assegni delle donne sono inferiori mediamente del 30% a quelli degli uomini con picchi del 54% tra i parasubordinati mentre tra i lavoratori dipendenti il divario di genere supera il 47%. Un dato ulteriormente significativo è che la metà degli assegni per chi sceglie di andare in pensione con “Opzione donna” sono sotto i 500 euro.

Su questa differenza impattano fattori come il gap retributivo di base, le carriere lavorative spesso discontinue con periodi di interruzione per assistere i familiari, minori progressioni di carriera, ecc.

Sul tema del gender gap e sul suo impatto sulle pensioni è recentemente uscito un altro report, il GenderWealthEquityIndex, che guarda al divario di ricchezza tra uomini e donne a livello globale.

Ancora oggi si tratta di dati allarmanti sui quali i Governi sono chiamati a riflettere e a trovare al più presto delle soluzioni. Si tratta di una strada lunga e a volte tortuosa, nella quale un ruolo importante è anche in capo alle Aziende, sia in termini di consapevolezza che di azioni concrete.

NoiD continua a lavorare per far emergere il talento femminile nelle aziende del Gruppo TIM per assottigliare sempre più il gap retributivo e per dare pari opportunità a tutti e tutte.

Le nostre azioni sono importanti così come la nostra voce. Continuate quindi a seguirci e ad amplificare i nostri messaggi sui nostri canali web e social.

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