Finanza al femminile: comprendere il Divario Finanziario
Il Panorama Globale della Disparità Retributiva di Genere Il divario retributivo di genere rappresenta una sfida persistente. Secondo un rapporto della Banca Mondiale, le donne guadagnano in media solo 77 centesimi per ogni dollaro guadagnato dagli uomini.1 Questa statistica evidenzia la portata globale del problema, dimostrando che la disparità retributiva non è confinata a specifiche regioni o settori industriali. Anche le Nazioni Unite stimano un divario retributivo di genere globale intorno al 20% 2, confermando una significativa disparità a livello mondiale. È importante notare che il divario retributivo di genere non è però uniforme a livello globale. I paesi nordici, in particolare l’Islanda, hanno compiuto progressi significativi nel colmare questogap.3 Al contrario, in regioni come l’Africa e il Sud America, la disparità può essere notevolmente più ampio, suggerendo che contesti regionali specifici richiedono interventi mirati. Anche nei paesi sviluppati, come quelli membri dell’OCSE e dell’Unione Europea, si riscontrano divari retributivi medi di genere, con variazioni significative tra i paesi membri dell’UE.4 Il Contesto Italiano: Esaminare il Divario Retributivo di Genere Secondo i dati Eurostat, l’Italia spesso mostra un gap inferiore rispetto alla media europea in termini di retribuzione oraria (2.2% rispetto ad una media comunitaria del 12%).55Questa apparente positività, però, potrebbe celare altre problematiche sottostanti nel mercato del lavoro italiano. Infatti, nonostante un divario retributivo orario apparentemente inferiore, se teniamo conto delle differenze nelle ore lavorate e nei tassi di occupazione, la disparità risulta significativamente più alta della media UE (45%).6 Questo suggerisce che le donne italiane lavorino (meno ore e abbiano tassi di occupazione inferiori con una discriminazione finanziaria complessiva. Un fattore critico da considerare è la disparità nella durata della vita lavorativa tra uomini e donne. Una giovane donna italiana che entra oggi nel mercato del lavoro può aspettarsi una vita lavorativa di 28,3 anni. In media, un coetaneo maschio lavorerà per 37,2 anni. Nove anni in più, un gap doppio rispetto alla media europea.7-8 Questa differenza contribuisce a un significativo divario economico nel corso della carriera. Oltre lo Stipendio: Il Più Ampio Divario di Ricchezza di Genere Il WTW Wealth Equity Index stima che le donne a livello globale accumuleranno solo il 74% della ricchezza posseduta dagli uomini al momento del pensionamento10. Questo dato evidenzia le conseguenze a lungo termine del divario finanziario di genere sulla sicurezza finanziaria delle donne in età avanzata. Anche in Italia si osserva un divario di ricchezza di genere, maggiore per le attività finanziarie rispetto a quelle reali e che tende ad aumentare con l’età11. Questo suggerisce che le donne italiane potrebbero avere un accesso o un controllo inferiore sugli investimenti finanziari rispetto agli uomini, con un potenziale impatto sulla loro crescita finanziaria a lungo termine. La riforma del sistema pensionistico del 1996 ha introdotto una dinamica particolarmente penalizzante per le donne attraverso il passaggio al metodo contributivo. Nel 2024, le donne pensionate percepiscono in media 1.595 euro mensili, mentre gli uomini ricevono 2.143 euro, con un divario del 34%12. Questa differenza contribuisce a un significativo divario economico nel corso della carriera che si traduce in una dinamica perversa: salari più bassi generano minori contributi versati, che a loro volta determinano trattamenti pensionistici inferiori. Il sistema contributivo, applicato integralmente a chi ha iniziato a lavorare dal 1996, lega direttamente l’importo della pensione ai contributi versati durante l’intera vita lavorativa. Ogni anno di mancato adeguamento dello stipendio si traduce automaticamente in uno svantaggio pensionistico permanente. Le donne che hanno iniziato a lavorare dal 1996 – oggi cinquantenni e tutte le generazioni più giovani – sono particolarmente penalizzate da questo sistema. I periodi di contribuzione figurativa, come quelli per maternità obbligatoria (5 mesi) e congedo parentale (fino a 6 mesi), rappresentano un ulteriore elemento di svantaggio. Sebbene questi periodi vengano accreditati senza oneri per la lavoratrice, nel sistema contributivo puro non compensano adeguatamente la perdita di contributi reali. Le madri utilizzano in media 126 giorni di congedo nel primo anno di vita del figlio, contro i 36 giorni dei padri, accentuando il divario contributivo. Mentre nel sistema retributivo il gap pensionistico femminile era del 29% per le nate negli anni ’40, con il contributivo puro questo divario è salito al 32% per le generazioni successive. La natura “meritocratica” del nuovo sistema, trasforma ogni interruzione o riduzione lavorativa in una penalizzazione pensionistica definitiva. Illustrare la Disparità: Esempi Concreti Il divario retributivo di genere influisce sulla capacità delle donne di risparmiare e investire, portando ad uno scostamento di ricchezza più ampio nel tempo. Guadagni inferiori si traducono direttamente in meno denaro disponibile per risparmi e investimenti, creando un circolo vizioso di ineguaglianza finanziaria. Questo si riflette nel gap pensionistico di genere, in cui le donne hanno tipicamente una ricchezza pensionistica significativamente inferiore rispetto agli uomini a causa di guadagni inferiori nel corso della vita, interruzioni di carriera per motivi di cura e differenze nei contributi pensionistici. La conseguenza è una maggiore insicurezza finanziaria per le donne in età avanzata, soprattutto considerando la loro maggiore aspettativa di vita. Le donne hanno maggiori probabilità di conservare denaro extra in contanti anziché investire, perdendo potenzialmente opportunità di crescita.13- Questo “divario negli investimenti” aggrava ulteriormente la disparità di ricchezza. Le responsabilità di cura hanno un impatto significativo sulle traiettorie di carriera delle donne e sui risparmi per la pensione.14 Il peso sproporzionato del lavoro di cura sulle donne è un fattore determinante del divario finanziario di genere. Oggi, nonostante i traguardi raggiunti, in Italia solo una donna su due lavora e solo sei donne su dieci15 hanno un conto corrente intestato esclusivamente a loro16. L’assenza di un lavoro e l’assenza di un conto corrente sono sintomi della dipendenza economica. Per confrontarci a livello europeo, se guardiamo alla Francia, la violenza economica viene affrontata con una legge solo nel 1965; prima le donne sposate erano soggette a un regime patrimoniale che impediva loro di gestire autonomamente il proprio denaro senza il permesso del marito, ovvero una donna sposata non poteva aprire un conto corrente bancario, utilizzare una carta di credito o chiedere un mutuo senza il consenso del marito. Grazie alla nuova legge del 1965 le donne francesi
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