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Valorizzare la leadership al femminile

Nell’ambito della Tim Equity & Inclusion week, importante appuntamento annuale organizzato da TIM per riflettere sulle diverse sfaccettature della Diversità, articolato in un ricco programma di meeting ed eventi su tutto il territorio nazionale, il 29 novembre sì è svolto a Roma, alla Tim Factory un evento ricchissimo di contenuti, tutto dedicato alla Leadership al femminile. NoiD ha partecipato numerosa in platea e ha contribuito alla composizione del programma della mattinata, con la proposizione dell’intervento di coaching sulla leadership al femminile di HRD. L’analisi condotta nel corso della mattinata ha riguardato molteplici aspetti: lo stato dell’arte dell’affermazione delle donne e la rilevanza di tematiche care alle donne nelle priorità della politica; l’eguaglianza di genere come elemento centrale e trasversale dello sviluppo sostenibile nell’agenda europea 2030; i punti di forza e le zone d’ombra dello stile di managerialità delle donne; gli stereotipi e i pregiudizi di genere. Gli interventi, coordinati da Andrea Iapichino responsabile People Caring in H&R di Tim, Fabio Galluccio in qualità di esperto di diversity management e da Stefano Fanigliulo di Valore D, hanno visto sul palco interlocutrici d’eccezione: – Titti Di Salvo, parlamentare, ex segretaio generale CGIL Piemonte e promotrice del movimento “Se non ora quando”, ha evidenziato come la presenza di temi inerenti le donne nelle priorità politiche sia facilitata dalla partecipazione di donne al tavolo della contrattazione, in quanto spesso si tratta di temi su cui gli uomini sono poco confidenti . Sebbene esista l’evidenza scientifica della maggior ricchezza, in termini di PIL, prodotta quando le donne sono coinvolte nel processo produttivo e manageriale, servono norme antidiscriminatorie per garantire la presenza delle donne come patrimonio e non in ottica di rivalsa. Le parlamentari donne esercitano la rappresentanza di queste istanze, non nel senso di lobby ma di sistema di valori , con al centro innanzitutto l’art 3 della Costituzione, che bandisce ogni discriminazione di genere. La parlamentare ha sottolineato l’importanza di predisporre, accanto a strumenti di conciliazione, strumenti per la condivisione del carico di lavoro e cura che la famiglia richiede. In questo senso, il congedo obbligatorio per i papà introdotto dall’attuale legislatura rappresenta un importante strumento, frutto di una serrata lotta politica per dimostrare che il costo di ca 10mln€ per ogni giorni di congedo fosse da sostenere in alternativa ad altre misure utili allo sviluppo del paese. Inoltre, Titti Di Salvo ha delineato il proprio modello di leadership: ispirato alla massima condivisione nella fase di approfondimento di tutti gli aspetti utili alla decisione, che è sempre individuale e implica la responsabilità unica del leader. – Linda Laura Sabbadini, che ha da pochi mesi lasciato l’incarico di direttore del Dipartimento per le statistiche sociali ed ambientali dell’Istat, ha parlato dell’evoluzione nella concezione di sviluppo sostenibile: non più solo economico, ma anche economico e sociale. La sua panoramica sull’Agenda europea 2030 ne ha evidenziato la declinazione in 17 obiettivi, l’ambizione di determinare circoli virtuosi nel mondo globale tra politiche tese a vincere specifiche sfide, la centralità della questione di genere (obiettivo n. 5 dei 17), che è al tempo stesso trasversale, perché l’approccio di genere ispira anche tutti gli altri obiettivi. – Daniela Bonetti, AD di HRD eNet, trainer e coacher, co-autrice del testo Leadership al femminile, ha proposto alcuni spunti di riflessione sull’approccio “femminile” alla leadership (quest’ultima intesa in senso lato, non strettamente legata all’esercizio di un ruolo di coordinamento manageriale) improntato su pilastri quali l’empatia, l’ascolto, il coinvolgimento, caratteristiche ancor più utili e necessarie in un mondo che come quello attuale, sempre più interconnesso e condizionato dai social network, è attento in ogni sua espressione alla qualità delle interazioni sociali e personali. Un invito a riscoprire e coltivare il proprio lato femminile, rivolto non solo alle donne (che troppo spesso per rendersi più “credibili” nei ruoli di comando hanno sacrificato le proprie caratteristiche e attitudini più tipicamente femminili) ma anche agli uomini. A tale scopo Daniela Bonetti ha offerto un sintetico esempio di tecniche di coaching adottate, conducendo la platea con un’interazione semplice e coinvolgente alla scoperta delle 10 capacità che contraddistinguono in positivo la leadership al femminile: 1. L’Autoanalisi 2. L’Acutezza sensoriale 3. La propensione alla Condivisione delle emozioni 4. L’Affettività 5. La Disponibilità all’ascolto attivo 6. La tensione al Continuo miglioramento 7. Il Desiderio di contribuire 8. La capacità di essere Multitasking 9. L’Abilità di sognare 10. L’Istinto Queste 10 capacità, se non ben gestite e dosate possono travalicare in corrispondenti eccessi che rappresentano aree di criticità e debolezza spesso difficili da riconoscere e sradicare. Ad esempio: l’autoanalisi può sconfinare, se applicata in modo nevrotico e punitivo verso se stessi, nell’eccesso di autocritica; l’acutezza sensoriale, nel caso in cui le nostre “antenne” diventino eccessivamente sensibili e distorcano i segnali captati, può farci diventare “indagatrici dell’assurdo”; la disponibilità all’ascolto attivo può travalicare nel sentirsi obbligati ad essere sempre e comunque a disposizione degli altri, sacrificando i propri spazi e le proprie esigenze; e così via… Una efficace mappa dei punti di forza e zone d’ombra, raffigurati in un cerchio con dieci spicchi (positivo/negativo, in una scala di valori da 1 a 10), su ciascuno dei quali rappresentare con una valutazione la propria personale propensione, ha offerto un momento interattivo di analisi e introspezione e ha aiutato a rendere più vivi e personali i contenuti proposti. – Carola Russo, Diversity & Inclusion Program Manager di Valore D ha animato e completato il momento formativo della mattinata con un approfondimento sugli Unconscious Bias, ossia quegli stereotipi che in modo inconsapevole attiviamo, assegnando comportamenti, propensioni e attitudini ad un genere piuttosto che ad un altro. Ci ha dimostrato con un pratico esempio sotto forma di “gioco” quanto i pregiudizi ci guidino, e ispirino un vocabolario comune. Il “gioco” consisteva nel pensare a una persona per noi di successo (uomo o donna indifferentemente) mettendo in ordine di priorità le sue prime cinque caratteristiche tra le seguenti: 1. Sensibilità 2. Assertività 3. Determinazione 4. Sensibilità 5. Decisione 6. Gentilezza 7. Forza 8. Sicurezza di sé 9. Collaborazione 10. Empatia …Per poi analizzare quante delle caratteristiche che

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La violenza sulle donne nel mondo digitale

Oggi 25 Novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. La violenza contro le donne o violenza di genere è definita nella “Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne” del 1993 come “Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata. ». Sebbene sia inclusa dall’Assemblea delle Nazioni Unite nella violazione dei diritti umani, tale tipo di violenza è diventata oggetto di dibattito solo da qualche anno. Recenti studi sul tema dimostrano che la violenza contro le donne è endemica, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo. Le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali e culturali, a tutti i ceti economici. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, almeno una donna su cinque ha subìto abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita. Accanto alla violenza domestica, allo stupro, allo stalking e al femminicidio, nuove forme di sopruso sfruttano la tecnologia e si basano sulla pervasività della stessa per amplificare i propri effetti e determinare un danno irreparabile sulla reputazione della donna. Già nel 1998 Monica Lewinsky subiva la gogna mediatica a livello mondiale e il web era agli albori. Aveva solo 22 anni e si è trovata a pagare un errore personale con un attacco fortissimo da parte di “lanciatori di pietre virtuali”. Era prima dei social media, ma i commenti on line e le storie via mail hanno distrutto con un clic la sua reputazione su scala globale quasi istantaneamente. Per vendere i giornali on line e far stare le persone davanti alla TV, si è permesso che si umiliasse pubblicamente una ragazza con commenti che si rivolgevano alla sua persona, a lei come donna, non alla storia di cui era stata protagonista. I recenti fatti di cronaca e tutti gli approfondimenti condotti, ci hanno fatto riflettere sui meccanismi dell’evoluto mondo digitale e dei social media. Innanzitutto, il quesito è: che cosa hanno in comune gli episodi di “lapidazione mediatica”? Chi si nasconde dietro tanta ferocia? Perché l’agorà pubblica che potrebbe essere internet si trasforma sempre più spesso in un’arena di gladiatori? Nicola Lagioia, in un interessante articolo pubblicato su Internazionale, “Proviamo a utilizzare internet per scoprire il mondo invece che per insultare”, approfondisce come facilmente avvenga che dietro l’anonimato di internet, individui altrimenti frequentabili si trasformino in Mister Hyde violenti, stupidi e brutali. Davanti alla rete cadono le inibizioni del contatto visivo, così ogni retweet e ogni condivisione diventa un’escalation di violenza, ci si dimentica che dietro quel mondo virtuale si nasconde una persona con le proprie fragilità, mentre si è galvanizzati da situazioni di disagio, insoddisfazione, frustrazione e invidia che fanno assurgere al ruolo di crudeli giustizieri. Ma che cosa succederebbe se gli spietati Mister Hyde usassero solo parte delle proprie energie per rimboccarsi le maniche e mettersi in gioco realmente a vantaggio di quei princìpi per i quali dicono di battersi? La seconda importante evidenza è che la tecnologia non è neutra: come espone efficacemente Manolo Farci nell’articolo di Doppiozero “Nessuno ha ucciso Tiziana”. Se è vero che le informazioni acquistano significato a seconda del contesto in cui vengono veicolate, degli attori che le ricevono, delle aspettative sociali che vengono investite in esse, la rete crea una pluralità di spazi privi di riferimenti contestuali e abbatte la distinzione tra sfera pubblica e privata. “La tecnologia non è semplicemente quello che noi facciamo con essa. La tecnologia è un sistema di creazioni che si autorafforza, il cui unico obiettivo è perpetrare se stesso, arrivando a un livello tale di complessità da raggiungere una sorta di indipendenza”. In un giorno di sensibilizzazione come questa giornata contro la violenza sulle donne, l’augurio è che la consapevolezza piena su questi temi ispiri i Mister Hyde dediti alla lapidazione mediatica a rivolgere le proprie energie in direzione positiva e, d’altro canto, che le piattaforme tecnologiche possano essere ideate e sviluppate per contribuire a diffondere una cultura etica, il rispetto della persona e della sua reputazione. Francesca Funaro Vincenzina Liberati

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PWN ROME: Reinventing Yourself

Nello splendido scenario della Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte – un antico salone affrescato, con alti soffitti a volta, “foderato” di scaffalature di legno colme di libri, con uno stretto ballatoio – giovedì 27 ottobre 2016 abbiamo partecipato a un incontro su “come re-inventarci”, tema assai attuale nel contesto della crisi economica che stiamo vivendo nel paese. La tavola rotonda è stata moderata da Gabriele Gabrielli, Head of People Management Competence Centre & Lab, LUISS Business School and President of LAVOROperLApersona Stefania Grea – Founding Member of Career Star Group and National Account Manager INTOO – ci ha introdotto nella realtà dell’outplacement, attività volta alla riqualificazione delle risorse, con l’obiettivo di favorire transizioni di carriera realizzando altresì aspettative e bisogni individuali Andrea Pietrini – Managing Partner of Your CFO – ci ha raccontato l’esperienza dello start up di un’azienda nata con l’idea di sostenere l’imprenditore nelle scelte relative all’area Finanza, Amministrazione e Controllo, offrendo specifico sostegno in termini manageriali e di visione strategico-finanziaria, tramite impiego – anche in ottica temporary management – di professionisti esperti, ribaltando per il professionista la logica di impiego, da dipendente a consulente, con la ricchezza donata dal confronto tra realtà e esperienze diverse. Laura De Chiara – Entrepreneur, Business Angel and Consultant in Strategy, Marketing and Communication – con la convinzione che qualsiasi cambiamento in azienda può avvenire attraverso la Partecipazione, ci ha illustrato come principali aree di intervento per garantire la leadership dell’azienda sul mercato, e la sua sopravvivenza nel medio lungo termine: Change management, Modifiche distributive, Strategie digitali, Sviluppo del New Business. In conclusione, poiché “l’innamoramento tra azienda e manager può finire”, dobbiamo prepararci e investire nel quotidiano a favore del nostro futuro, con la massima cura verso noi stesse, ad esempio con il networking by caring, cioè “facciamo sì network, ma solo con chi ci piace”!

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TIM ospita TEDXROMAWOMEN 2016

Tim ha ospitato presso la sede di Via de’Francisci l’evento TEDxRomaWomen 2016, trasmesso in diretta dagli Stati Uniti. Alcune socie Noi D Telecom hanno partecipato e ci hanno riportato spunti di riflessione sul tema “It’s About Time”. L’obiettivo era esplorare insieme come il tempo e l’attenzione modellano la nostra vita in due sessioni: • It’s About my Time • It’s About our Time Tanti sono stati i messaggi e gli spunti di riflessione. Innanzitutto l’evento, con una ventata di aria fresca, ha come spalancato una finestra sul significato e sull’uso del tempo, facendoci scoprire il fiorire di nuovi mestieri, quali il Memory Researcher, il Social Entrepreneur, il Cultural Theorist, il Lactation Researcher, il Wellness Specialist, e riferimenti alle attività di Life Designer, Communication Marketing Education, Human Empowerment, Transgender Activist, Community Organizer, Social Entrepreneur, … Sezione ” It’s About my Time” Spesso il quotidiano di noi donne si nutre di troppi obblighi, ruoli e mille routine, ed inesorabilmente, nelle nostre vite, si afferma un tempo dimenticato dalla fantasia, dove le pulsioni creative rischiano di spegnersi ancor prima di germogliare, e dove si riduce uno spazio per l’anima, per la cura di sé, per sognare. La speaker Laura Vanderkam, per esempio, autrice di testi centrati sulla work life balance, ha cercato di sfatare il mito della cronica mancanza di tempo e ci ha sollecitato ad impegnarci per sperimentare vite più bilanciate tra carriera e impegni privati, così come tante professioniste di successo riescono a fare. Lila Davachi, invece, Memory Researcher, ha illustrato perché “time is memory”, offrendo una vista scientifica del tempo come “memoria personale”, a cui affidiamo la costruzione delle nostre personali versioni di realtà. E poi ancora Brittney Cooper, Cultural Theorist, ha intrattenuto i presenti sull’uso prezioso del tempo, da lei dedicato all’impegno di genere e alla diffusione della leadership tra le donne di origine africana Sezione ” It’s About our Time” Coppie di persone hanno raccontato come il tempo che hanno dedicato l’uno all’altro, per raccontarsi e riconoscendo il valore di entrambi, abbia permesso loro di vivere esperienze di successo nella carriera scientifica, nel sociale, nel superamento di difficoltà personali. Insomma, un evento che ci ha invitato a riflettere sulla ricerca di un equilibrio basato su comportamenti nuovi, più giusti, e umani. Una spinta ad essere non solo donne, lavoratrici, madri più consapevoli, ma anche riformatrici del nostro tempo. Un messaggio universale, valido al di là delle diversità di genere. Qui trovi il programma e gli speaker:  

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Più donne nel management più opportunità per il Paese

NoiD ha partecipato all’evento “Più donne nel management più opportunità per il paese” organizzato dal 30% Club. Nel corso dell’evento la Vice Presidente del Senato, Linda Lanzillotta, ha presentato i numeri emersi da un’analisi, effettuata dal 30% Club, sulle maggiori aziende italiane quotate in borsa dalla quale emerge che la rappresentanza femminile nelle posizioni executive apicali è del 9%, un livello basso anche in confronto alla già non brillante media europea pari al 15%. La situazione migliora di poco se si allarga lo sguardo alla totalità dei ruoli dirigenziali, la cui rappresentanza femminile raggiunge in Italia il 15% mentre la media europea supera il 30%. Odile Robotti, responsabile del 30% Club Italia, ha spiegato come il gap non si risolve spontaneamente: oggi il bilanciamento di genere migliora dell’1% annuo, quindi sono necessari interventi e azioni specifiche. In particolare il presidente di IBM Italia, Nicola Ciniero, ha illustrato come nella sua azienda a fronte di una popolazione femminile che rappresenta il 30 % del totale, le donne dirigenti sono il 23% e quelle in posizione apicale il 20% delle rispettive categorie. In RFI, secondo l’AD Maurizio Gentile, la forbice è addirittura rovesciata: a fronte di una presenza femminile complessivamente del 14%, le donne quadro sono il 27% e le dirigenti il 16%. Infine per quanto riguarda ANIA, la presidente Maria Bianca Farina evidenzia come le donne rappresentino circa la metà della popolazione, e tale composizione si ritrovi anche nell’ambito della dirigenza (sia middle management che apicale). Nella tavola rotonda organizzata dal convegno, sono intervenuti esponenti di rilievo del mondo dell’industria e di Confindustria che hanno illustrato percorsi già in atto, iniziative e proposte per raggiungere il 30% di presenza femminile entro il 2020. Nel corso del dibattito è emersa anche la proposta di introdurre provvedimenti legislativi che premino le aziende sui risultati conseguiti in questo ambito. Di seguito il link al report e al sito del 30% club.  

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NoiD Telecom compie 4 anni!

NoiD Telecom compie 4 anni! Per festeggiare insieme i traguardi raggiunti, le molte energie messe in campo e le tante sfide in arrivo, abbiamo trascorso una piacevole serata insieme. L’11 luglio sulla terrazza del T Bar noi socie ci siamo ritrovate per celebrare un rito, condividendo tempo, presenza ed intenzioni. Abbiamo coinvolto anche colleghe e amiche, che hanno avuto la possibilità di conoscere l’associazione da vicino, e abbiamo ospitato le associazioni con cui collaboriamo, Associazione Donne Banca d’Italia, Professional Women Network, Social Innovation Society, Coordinamento Nazionale Quadri, che ci hanno testimoniato la loro vicinanza e parlato delle prossime iniziative di collaborazione. Una festa ricca di contenuti e briosa: tra fiumi di bollicine! Complimenti a tutti, artefici di questo coinvolgente evento. Speciale ringraziamento a Elena Braccini, picture manager della serata.  

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Racconti di Noi D Telecom dalla #raceforthecure

Impressioni di una giornata speciale di Rosaria Anastasio e La Race che vorrei nel 2017 di Francesca Funaro, oltre a tante foto per fissare i momenti e l’atmosfera della tappa di Roma della Race for the Cure 2016, che ha visto quest’anno il coinvolgimento eccezionale di tante colleghe e colleghi. Un racconto collettivo che si potrà arricchire del contributo di tutte le associate. Quando mi hanno chiesto di contribuire a raccogliere le adesioni alla “Race for the Cure” per la squadra dei “TIM Runners”, ho aderito più per una voglia di fare del volontariato che per un’effettiva conoscenza di cosa questo evento effettivamente rappresentasse per noi donne. Avevo sentito parlare di questa manifestazione, negli anni passati, ma viverla è stata tutta un’altra cosa! Una splendida giornata di sole ed un mare, tinteggiato di rosa, di persone che corrono insieme per vincere una gara…. una gara con in palio un premio inestimabile: la sconfitta del tumore al seno. Io sono tra le più fortunate e forse non ho molta voce in capitolo sul tema ma, di quella giornata, mi è rimasto impresso il coraggio di tutte quelle donne che si uniscono per trasformare il loro enorme fardello in un’arma potente per tentare di sconfiggere uno dei “mostri”, forse peggiori, in cui una donna si può imbattere. Ho sempre ritenuto il “coraggio” un sostantivo che sarebbe stato meglio al… femminile (soprattutto ai giorni nostri) ! Ebbene quella giornata, con le donne in “rosa”, i loro occhi, i loro sorrisi, la loro determinazione, ne è stata per me la conferma! Non meno emozionante, devo dire, è stata la partecipazione con la squadra dei TIM Runners, che si è distinta per il numero di adesioni (ben 780) e che ha ricevuto il premio come squadra neofita con il maggior numero di iscrizioni! Un’identità ed un orgoglio di appartenenza aziendale spesso sopito dalle varie vicende del vivere quotidiano, che è stato davvero bello ritrovare. I valori positivi ci sono, la “Race” ne è stata una dimostrazione: ci auguriamo che la forza delle donne in azienda (e questa volta il sostantivo è correttamente al femminile) possa agevolarne una maggiore diffusione ed affermazione. Rosaria Anastasio È passato qualche giorno e oggi l’urgenza di fissare il ricordo è irresistibile. Sono nel centro prevenzione tumori del San Filippo Neri, per il mio controllo annuale, tra donne che hanno la mia stessa ansia: sia chi come me ha solo paura di doverci passare un giorno e chi invece ci è già passato. Siamo meno numerose del solito per la verità, perché oggi era temuto lo sciopero, e la tensione sembra sia inversamente proporzionale all’affollamento. Proprio questa stramba ponderazione del rapporto tra essere insieme e stare bene, mi porta a ripensare alla domenica del 15 maggio con la Race for the Cure a Roma. Compagnia e benessere, condivisione e impeto, consapevolezza ed entusiasmo: la magica unione di sentimenti, intenzioni e azioni che ho potuto apprezzare nello splendido scenario del Circo Massimo. Quel rosa, così brillante e dolce, nonostante la lotta dura, serrata e feroce che ci tocca condurre, ci unisce tutte: qualunque sia stata la personale esperienza con il tumore, corriamo per affrontare, per non fuggire, senza nascondere la paura, ma sapendo che da questa trasparenza può nascere il coraggio. Ho corso i 5 km con questo spirito. Quasi al traguardo ho incontrato lo sguardo di una donna in rosa e ho pensato che non potevo mollare, volevo fare anche io la mia parte in questa gioiosa e tenace competizione. All’arrivo ho trovato colleghe, amiche e associate di Noi D Telecom e la felicità è stata incontenibile. Preziosa esperienza la Race for the Cure. Gruppo da mantenere quello dei Tim Runners. Faccio un bilancio: nel 2015 è stata la mia prima corsa competitiva, nel 2016 ho avuto l’onore di correre in gruppo con i miei colleghi; quale il desiderio per la Race for the Cure del 2017? Che questo evento così partecipato possa anche dare l’opportunità a chi è protagonista principale di avere le rassicurazioni più chiare e incontrovertibili sulla corretta condotta da parte degli sponsor. Trasparenza e impegno a 360° per la salute nostra e del pianeta! No all’utilizzo di sostanze conosciute come nocive, aggiornamento degli ingredienti qualora sorgano dubbi su componenti che precedentemente si ritenevano sicuri. Tra gli sponsor della Race for the cure ci sono prodotti che le donne utilizzano sul proprio corpo, quotidianamente. Essere sponsor della Race for the cure ha un valore etico e commerciale. Io, da donna, chiedo a Komen Italia di avviare un dialogo aperto e chiaro con gli sponsor su questo tema fondamentale, per la salute delle donne e per salvaguardare la genuinità di questo coinvolgimento. Francesca Funaro

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Mondo del lavoro e digital gender gap

Due articoli interessanti sulla donna nel mondo del lavoro e sul Digital Gender Gap.   Già nel 2013 Christine Lagard in qualità di Direttrice del Fondo Monetario Internazionale aveva evidenziato i benefici che l’intera economia globale trarrebbe da una maggiore partecipazione delle donne nel mercato del lavoro, con impatti non solo sul mercato dell’occupazione, e quindi sul PIL, ma anche sul benessere complessivo sia in termini di maggiore sicurezza materiale che di soddisfazione personale.   Da un’analisi del Parlamento Ue sulle tendenze nell’occupazione femminile nell’ultimo decennio, le donne occupate sono cresciute dal 55,5% al 59,6%, mentre la percentuale degli uomini occupati rimane elevata (70,1%) seppur costante. Una buona notizia comunque: l’incremento infatti può essere spiegato grazie alla flessibilità dell’orario lavorativo, alle conoscenze e competenze acquisite e alla flessibilità dello spazio di lavoro.   Ancora alto invece il Digital Gender Gap nel mondo ICT: nonostante le donne dimostrino spiccate attitudini anche in questo ambito, nelle aree ICT delle aziende, solo il 22,6% è rappresentato da donne. In particolare, nei casi in cui a guidare la struttura sia una donna la quota aumenta fino a raggiungere il 37,9%, mentre scende al 13,9% quando alla guida c’è un uomo.   Digital gender gap: RAI Cultura Economia Donne e mondo del lavoro: il digitale ci salverà? | Tech Economy Daniela Candelora _____________________________________________________________

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Smart Working TIM? Yes please!

Interessante risultato del lavoro congiunto tra le associazioni CNQ (Coordinamento Nazionale Quadri) e NoiD di Telecom Italia, pubblicato il 3 maggio 2016 sulla Intranet di TIM. Il tema? L’esito di un sondaggio tra i colleghi per saggiare il gradimento dell’iniziativa aziendale “Smart Working”. Ma cos’è il Progetto “Smart Working”? • Ha l’ambizione di innovare i luoghi ed i modi del lavoro così da equilibrare efficienza produttiva ed attese personali del  dipendente. • Rende operativo un modello di organizzazione del lavoro con una minore enfasi sulla postazione lavorativa “fissa”, a favore di una modalità di gestione del lavoro affidata maggiormente alla crescita del rapporto di fiducia capo/collaboratore. • Mira al riconoscimento di TIM al pari di quelle aziende percepite come modello (es. Apple, Google) perché dinamiche, aperte, in continua evoluzione ed in grado di favorire le condizioni per generare il cambiamento, offrendo tempo e spazio all’iniziativa personale. • Offre la possibilità – per ora sperimentale – di lavorare alcuni giorni pre-definiti del mese da casa e/o da una sede aziendale diversa da quella di assegnazione ma scelta perché più agevole come logistica. Il risultato del sondaggio è stato più che positivo: lo “Smart Working” piace! Dall’articolo sulla Intranet TIM: Al sondaggio hanno partecipato sia professional (50,5%) che responsabili di settore e coordinatori di risorse (21,5 %), insieme a capi progetto (13,1%) ed impiegati (15%). Ma cosa è emerso di rilevante? A grandi linee abbiamo evidenziato 3 temi: 1. L’interesse a svolgere la propria attività lavorativa in aree di co-working in alternativa agli hub aziendali, al fine di avere una maggiore capillarità di sedi disponibili. Sembra questa, infatti, l’alternativa maggiormente affine a quella in ambiente domestico (che rimane il preferito su tutti); 2. La necessità di avere dei buoni capi ed una buona politica di gestione delle RU, per condividere col proprio Management la nuova modalità di lavoro per obiettivi ed aumentare la QVL (Qualità della Vita Lavorativa); 3. L’attenzione al tema della sicurezza sollevato dal poter lavorare da casa Se dovessimo sintetizzare in poche parole che cosa significa lavorare in Smart Working per le associate e gli associati di CNQ e NoiD, potremmo dire sicuramente il recupero di tempo impiegato per lunghi spostamenti, con riduzione dello stress, a vantaggio delle performance lavorative. Si apprezza la necessità di una maggior responsabilizzazione sul raggiungimento degli obiettivi prefissati, e di una maggior fiducia necessaria da parte dell’azienda e tra i lavoratori, sia collaboratori che responsabili; l’orientamento al risultato e l’ammodernamento del modello di gestione delle persone e dello stile di leadership si percepiscono come fattori che “sono costretti” a migliorare. Patrizia Gentile

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Lgbt, aprire l’azienda alla diversità fa salire profitti e quotazioni di Borsa

Vi segnaliamo il nuovo studio che il Credit Suisse Research Istitute ha elaborato una ricerca per dimostrare come le aziende che adottano politiche di accoglienza e inclusione di persone Lgbt nelle proprie organizzazioni ottengano risultati economici migliori del 3%, maggiore produttività e profitti. Lo studio si affianca agli altri già condotti dall’Istituto per dimostrare gli effetti positivi delle politiche gender diversity sui bilanci delle imprese e della Società. Studio Credit Suisse Articolo su Repubblica.it  

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